analisi acqua

Si abbassa il limite consentito di piombo nell’acqua

A partire dal 26 dicembre 2013 sono entrati in vigore i limiti del piombo nelle acque potabili previsti dal DLgs 31/2001. Si passa così dai 25 microgrammi ammessi precedentemente, al limite di 10 microgrammi per litro attuali.

Già una direttiva europea del 1998 aveva predisposto questo abbassamento del limite, ma in Italia è stato necessario un periodo di transizione che consentisse a edifici e amministrazioni di adeguarsi a questa novità.

Il piombo è da sempre riconosciuto come metallo tossico, che causa problemi neurologici, malattie cardiovascolari e anche ritardi nello sviluppo dei bambini. Livelli particolarmente alti di questo metallo sono stati trovati nei bimbi morti per la sindrome della morte in culla, nel 90% dei casi una madre che ingerisce acqua contenete piombo passa questa sostanza al feto attraverso la placenta. Finora la principale causa di piombo nell’acqua che arriva nelle nostre casa è stata legata al tipo di tubatura, infatti le vecchie tubazioni degli edifici erano in piombo. Fortunatamente sono casi abbastanza isolati, seppure sia quasi impossibile stabilirne il numero esatto.

I dati di cui siamo in possesso attualmente non sono aggiornati recentemente, risalgono a uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità effettuato tra il 2004 e il 2006: su 6.000 prelievi in 3.800 utenze (60% abitazioni private) la concentrazione di piombo ha superato i limiti nel 2-4% dei casi, concentrati in edifici precedenti agli anni ’60.

Recentemente l’ISS ha pubblicato una “Nota informativa in merito alla potenziale contaminazione da piombo in acque destinate a consumo umano”, dove si riscontra un’alta percentuale (30%)di edifici a rischio nella città di Firenze, dove sono stati riscontrati superamenti del valore di 10 microgrammi per litro nel 5% dei campioni analizzati.

Non ci sono dati certi, quindi ogni cittadino dovrà premurarsi di far analizzare l’acqua del rubinetto e procedere all’eventuale messa a norma, a sue spese. Solitamente i gestori inviano, o dovrebbero inviare, i dati relativi all’analisi dell’acqua che forniscono. In ogni caso tali dati riguardano la distribuzione generale, il caso specifico di ogni abitazione dovrà essere gestito dai singoli proprietari.

 

Si abbassa il limite consentito di piombo nell’acqua

A partire dal 26 dicembre 2013 sono entrati in vigore i limiti del piombo nelle acque potabili previsti dal DLgs 31/2001. Si passa così dai 25 microgrammi ammessi precedentemente, al limite di 10 microgrammi per litro attuali.

Già una direttiva europea del 1998 aveva predisposto questo abbassamento del limite, ma in Italia è stato necessario un periodo di transizione che consentisse a edifici e amministrazioni di adeguarsi a questa novità.

Il piombo è da sempre riconosciuto come metallo tossico, che causa problemi neurologici, malattie cardiovascolari e anche ritardi nello sviluppo dei bambini. Livelli particolarmente alti di questo metallo sono stati trovati nei bimbi morti per la sindrome della morte in culla, nel 90% dei casi una madre che ingerisce acqua contenete piombo passa questa sostanza al feto attraverso la placenta. Finora la principale causa di piombo nell’acqua che arriva nelle nostre casa è stata legata al tipo di tubatura, infatti le vecchie tubazioni degli edifici erano in piombo. Fortunatamente sono casi abbastanza isolati, seppure sia quasi impossibile stabilirne il numero esatto.

I dati di cui siamo in possesso attualmente non sono aggiornati recentemente, risalgono a uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità effettuato tra il 2004 e il 2006: su 6.000 prelievi in 3.800 utenze (60% abitazioni private) la concentrazione di piombo ha superato i limiti nel 2-4% dei casi, concentrati in edifici precedenti agli anni ’60.

Recentemente l’ISS ha pubblicato una “Nota informativa in merito alla potenziale contaminazione da piombo in acque destinate a consumo umano”, dove si riscontra un’alta percentuale (30%)di edifici a rischio nella città di Firenze, dove sono stati riscontrati superamenti del valore di 10 microgrammi per litro nel 5% dei campioni analizzati.

Non ci sono dati certi, quindi ogni cittadino dovrà premurarsi di far analizzare l’acqua del rubinetto e procedere all’eventuale messa a norma, a sue spese. Solitamente i gestori inviano, o dovrebbero inviare, i dati relativi all’analisi dell’acqua che forniscono. In ogni caso tali dati riguardano la distribuzione generale, il caso specifico di ogni abitazione dovrà essere gestito dai singoli proprietari.