analisi acqua

Procedura d’infrazione UE per l’acqua all’arsenico nel Lazio

La Commissione europea ha annunciato che aprirà una procedura di invfrazione ai danni dell’Italia a causa dei livelli di sostanze chimiche e microbiologiche pericolose e dannose per la salute presenti nelle acque destinate al consumo umano in alcune zone d’Italia. Le più incriminate Roma e Lazio, dove in ben 37 zone non vengono rispettati i limiti imposti dai parametri indicati dalla legge europea e italiana, per individuare un’acqua potabile.

arsenico acqua commissione europeaLa questione dura ormai da diversi anni, sono infatti già tre le deroghe di cui hanno usufruito gli enti che dovrebbero occuparsi di rendere sana e sicura l’acqua che arriva nelle abitazioni dei cittadini in diverse zone di Roma e provincia. Incriminati gli acquedotti afferenti all’Arsial, nelle zone a Nord di Roma.

Nonostante l’annosità della questione (risalente al 1998) ancora non sono state prese quelle misure che l’Europa (e i cittadini) richiedono, ovvero “un rigoroso cronoprogramma per il rientro delle acque nei parametri di conformità”. L’arsenico, è ormai noto, è pericoloso per la salute umana se assunto in quantità eccessive, è cancerogeno e ha una serie di controindicazioni. Come ci ricorda l’OMS “Un’esposizione prolungata nel tempo all’arsenico contenuto nell’acqua e nel cibo può causare cancro, lesioni cutanee, malattie cardiovascolari, effetti sullo sviluppo, danni al sistema nervoso e diabete”. La legge parla chiaro, possono essere presenti, al massimo, 10 µg/l di arsenico in un’acqua destinata al consumo umano.

Ricordiamo, inoltre, che il problema non riguarda solo l’acqua che esce dal rubinetto, ma anche quella usata per coltivazioni e allevamenti. Ingerire alimenti che sono stati prodotti sfruttando acqua all’arsenico significa in ogni caso ingerirne una parte.

Ad oggi quello che accade è che nei municipi interessati è stato vietato l’uso dell’acqua corrente, fino al 31 dicembre 2014, invitando i cittadini a rifornirsi in punti di rifornimento preposti dall’ARSIAL. la realtà è che spesso l’acqua così raccolta non è sufficiente, se non per i soli bisogni alimentari. Staremo a vedere se e come si svilupperà la vicenda a seguito dell’interevento della Commissione europea, che al momento ha inviato una lettera di costituzione in mora all’Italia, la prima fase formale della procedura di infrazione.

acqua arsenico roma lazio

via Giornalettismo

Procedura d’infrazione UE per l’acqua all’arsenico nel Lazio

La Commissione europea ha annunciato che aprirà una procedura di invfrazione ai danni dell’Italia a causa dei livelli di sostanze chimiche e microbiologiche pericolose e dannose per la salute presenti nelle acque destinate al consumo umano in alcune zone d’Italia. Le più incriminate Roma e Lazio, dove in ben 37 zone non vengono rispettati i limiti imposti dai parametri indicati dalla legge europea e italiana, per individuare un’acqua potabile.

arsenico acqua commissione europeaLa questione dura ormai da diversi anni, sono infatti già tre le deroghe di cui hanno usufruito gli enti che dovrebbero occuparsi di rendere sana e sicura l’acqua che arriva nelle abitazioni dei cittadini in diverse zone di Roma e provincia. Incriminati gli acquedotti afferenti all’Arsial, nelle zone a Nord di Roma.

Nonostante l’annosità della questione (risalente al 1998) ancora non sono state prese quelle misure che l’Europa (e i cittadini) richiedono, ovvero “un rigoroso cronoprogramma per il rientro delle acque nei parametri di conformità”. L’arsenico, è ormai noto, è pericoloso per la salute umana se assunto in quantità eccessive, è cancerogeno e ha una serie di controindicazioni. Come ci ricorda l’OMS “Un’esposizione prolungata nel tempo all’arsenico contenuto nell’acqua e nel cibo può causare cancro, lesioni cutanee, malattie cardiovascolari, effetti sullo sviluppo, danni al sistema nervoso e diabete”. La legge parla chiaro, possono essere presenti, al massimo, 10 µg/l di arsenico in un’acqua destinata al consumo umano.

Ricordiamo, inoltre, che il problema non riguarda solo l’acqua che esce dal rubinetto, ma anche quella usata per coltivazioni e allevamenti. Ingerire alimenti che sono stati prodotti sfruttando acqua all’arsenico significa in ogni caso ingerirne una parte.

Ad oggi quello che accade è che nei municipi interessati è stato vietato l’uso dell’acqua corrente, fino al 31 dicembre 2014, invitando i cittadini a rifornirsi in punti di rifornimento preposti dall’ARSIAL. la realtà è che spesso l’acqua così raccolta non è sufficiente, se non per i soli bisogni alimentari. Staremo a vedere se e come si svilupperà la vicenda a seguito dell’interevento della Commissione europea, che al momento ha inviato una lettera di costituzione in mora all’Italia, la prima fase formale della procedura di infrazione.

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via Giornalettismo