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Laboratorio per l’analisi chimica dell’acqua di pozzo

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Per salvaguardare la salute umana è necessario eseguire una serie di analisi chimiche dell’acqua di pozzo, che ne garantiscano la salubrità per la salute e per l’ambiente. L’acqua di pozzo, infatti, è un’acqua che, dopo aver effettuato un percorso più o meno lungo nel sottosuolo, durante il quale si arricchisce di minerali ed eventualmente di impurità, solo alla fine va a raccogliersi in una falda, da cui viene appositamente estratta. Le impurità più comuni che possono trovarsi nell’acqua di pozzo sono sabbia o argilla, ma anche inquinanti microbiologici come ad esempio coliformi fecali; inquinanti chimici, come i prodotti utilizzati in agricoltura come antiparassitari o fitofarmaci oppure derivanti da scarichi industriali.

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Sia il luogo di provenienza, che il percorso seguito e la tipologia di captazione vanno a determinare caratteristiche dell’acqua di pozzo. Ad esempio in alcuni casi le acque si arricchiscono di ioni Ca2+ e Mg2+, producendo acque particolarmente dure, in altri casi si può avere un arricchimento in argilla o sostanze colloidali per cui l’acqua risulta torbida. Talvolta può essere presente una concentrazione eccessiva di ferro e/o Manganese che, nel caso di utilizzo in impianti industriali, può determinare fenomeni di corrosione o depositi.

Questo tipo di acqua perché possa essere impiegata, o a fini di irrigazione o per il consumo umano, richiede una analisi chimica dell’acqua, chimico/fisica e microbiologica, per garantire che le caratteristiche siano compatibili con l’uso che si intende eseguire e che non vi siano rischi specifici per la salute e/o per l’ambiente.

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L’uso che si intende fare dell’acqua di pozzo è determinante per individuare i limiti di concentrazione da considerare permissibili, se l’intenzione è di utilizzarla per il consumo umano chiaramente l’acqua dovrà rispettare tutti i criteri di concentrazione, per i diversi parametri, richiesti dalla normativa in materia (D.Lgs 31/2001), e che vanno a garantire l’assenza di rischi per la salute nel suo utilizzo.

Tramite un’analisi chimica si va a caratterizzare la composizione dell’acqua nei suoi componenti principali (cloruri, solfati, la durezza, gli elementi più rappresentativi come il sodio,…) e successivamente si ricerca l’eventuale presenza di sostanze inquinanti, inorganiche (ad es: metalli pesanti come piombo, cadmio o mercurio) o organiche (ad esempio pesticidi, inquinanti industriali come idrocarburi e altre).

L’analisi microbiologica viene poi eseguita a completamento dell’analisi chimica dell’acqua del pozzo per meglio specificare il campione raccolto e per confermare l’assenza di contaminazione batteriologica, come quella che si può determinare in presenza di campi utilizzati a pascolo in prossimità del pozzo, in cui è verosimile una contaminazione da batteri di origine fecale.

L’assenza di microorganismi così individuata potrà garantire, complessivamente valutata con gli altri parametri, un utilizzo sicuro come acqua da bere. Invece nel caso in cui si identifichino contaminazioni microbiologiche si renderà necessaria una disinfezione precedente all’eventuale utilizzo, le cui caratteristiche verranno definite in base ai risultati dell’analisi. L’utilizzo dell’acqua di pozzo a scopi potabili richiede che il pozzo si trovi comunque lontano da fonti evidenti di inquinamento.

L’acqua deve essere PERIODICAMENTE analizzata, per confermare le condizioni di sicurezza, anche perché la falda può subire contaminazioni/infiltrazioni non evidenti che soltanto un’analisi chimica e microbiologica è in grado di individuare, in genere si ritiene buona norma l’esecuzione di una analisi annuale. Lo stesso D.Lgs 31/2001 identifica quali parametri dovrebbero essere periodicamente analizzati nei pozzi privati al fine di garantire la potabilità dell’acqua.

Qualora invece l’acqua di pozzo venga utilizzata esclusivamente a fini tecnologici o irrigui sarà opportuno eseguire una serie di analisi per valutare quei parametri che potrebbero incidere sulla crescita delle colture o che potrebbero determinare contaminazioni di terreni. Gli intervalli di concentrazione per questi parametri saranno chiaramente diversi rispetto a quelli richiesti per la potabilità. Le specie coltivate hanno tolleranza diversa rispetto, ad esempio, alla presenza di sali nell’acqua: una coltivazione in serra potrebbe non tollerare concentrazioni troppo elevate di minerali ma la stessa acqua utilizzata in coltivazioni all’aperto può non causare alcun danno, questo perché, come è evidente, le piogge vanno di fatto a dilavare parte dei sali e quindi determinano una diluizione delle concentrazioni saline. In quest’ottica è importante la determinazione del e della conducibilità, ad esempio, perché sono indicativi dell’acidità dell’acqua e della presenza in sali minerali.

Va inoltre considerato che non solo la percentuale dei sali presenti incide sugli effetti registrabili sulle colture ma anche il tipo di elemento presente, una stessa coltura in presenza di un’acqua ricca di Ca2+ o Mg2+ (calcio e magnesio) può non riportare effetti negativi, al contrario se la salinità elevata è dovuta alla presenza di ioni Na+ (sodio) e Cl (cloruro) può subire danni consistenti.

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Per salvaguardare la salute umana è necessario eseguire una serie di analisi chimiche dell’acqua di pozzo, che ne garantiscano la salubrità per la salute e per l’ambiente. L’acqua di pozzo, infatti, è un’acqua che, dopo aver effettuato un percorso più o meno lungo nel sottosuolo, durante il quale si arricchisce di minerali ed eventualmente di impurità, solo alla fine va a raccogliersi in una falda, da cui viene appositamente estratta. Le impurità più comuni che possono trovarsi nell’acqua di pozzo sono sabbia o argilla, ma anche inquinanti microbiologici come ad esempio coliformi fecali; inquinanti chimici, come i prodotti utilizzati in agricoltura come antiparassitari o fitofarmaci oppure derivanti da scarichi industriali.

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Questo tipo di acqua perché possa essere impiegata, o a fini di irrigazione o per il consumo umano, richiede una analisi chimica dell’acqua, chimico/fisica e microbiologica, per garantire che le caratteristiche siano compatibili con l’uso che si intende eseguire e che non vi siano rischi specifici per la salute e/o per l’ambiente.

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Tramite un’analisi chimica si va a caratterizzare la composizione dell’acqua nei suoi componenti principali (cloruri, solfati, la durezza, gli elementi più rappresentativi come il sodio,…) e successivamente si ricerca l’eventuale presenza di sostanze inquinanti, inorganiche (ad es: metalli pesanti come piombo, cadmio o mercurio) o organiche (ad esempio pesticidi, inquinanti industriali come idrocarburi e altre).

L’analisi microbiologica viene poi eseguita a completamento dell’analisi chimica dell’acqua del pozzo per meglio specificare il campione raccolto e per confermare l’assenza di contaminazione batteriologica, come quella che si può determinare in presenza di campi utilizzati a pascolo in prossimità del pozzo, in cui è verosimile una contaminazione da batteri di origine fecale.

L’assenza di microorganismi così individuata potrà garantire, complessivamente valutata con gli altri parametri, un utilizzo sicuro come acqua da bere. Invece nel caso in cui si identifichino contaminazioni microbiologiche si renderà necessaria una disinfezione precedente all’eventuale utilizzo, le cui caratteristiche verranno definite in base ai risultati dell’analisi. L’utilizzo dell’acqua di pozzo a scopi potabili richiede che il pozzo si trovi comunque lontano da fonti evidenti di inquinamento.

L’acqua deve essere PERIODICAMENTE analizzata, per confermare le condizioni di sicurezza, anche perché la falda può subire contaminazioni/infiltrazioni non evidenti che soltanto un’analisi chimica e microbiologica è in grado di individuare, in genere si ritiene buona norma l’esecuzione di una analisi annuale. Lo stesso D.Lgs 31/2001 identifica quali parametri dovrebbero essere periodicamente analizzati nei pozzi privati al fine di garantire la potabilità dell’acqua.

Qualora invece l’acqua di pozzo venga utilizzata esclusivamente a fini tecnologici o irrigui sarà opportuno eseguire una serie di analisi per valutare quei parametri che potrebbero incidere sulla crescita delle colture o che potrebbero determinare contaminazioni di terreni. Gli intervalli di concentrazione per questi parametri saranno chiaramente diversi rispetto a quelli richiesti per la potabilità. Le specie coltivate hanno tolleranza diversa rispetto, ad esempio, alla presenza di sali nell’acqua: una coltivazione in serra potrebbe non tollerare concentrazioni troppo elevate di minerali ma la stessa acqua utilizzata in coltivazioni all’aperto può non causare alcun danno, questo perché, come è evidente, le piogge vanno di fatto a dilavare parte dei sali e quindi determinano una diluizione delle concentrazioni saline. In quest’ottica è importante la determinazione del e della conducibilità, ad esempio, perché sono indicativi dell’acidità dell’acqua e della presenza in sali minerali.

Va inoltre considerato che non solo la percentuale dei sali presenti incide sugli effetti registrabili sulle colture ma anche il tipo di elemento presente, una stessa coltura in presenza di un’acqua ricca di Ca2+ o Mg2+ (calcio e magnesio) può non riportare effetti negativi, al contrario se la salinità elevata è dovuta alla presenza di ioni Na+ (sodio) e Cl (cloruro) può subire danni consistenti.

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